Ripetiamo spesso che un edificio privo di impianto digitale multiservizio è come un corpo senza sistema nervoso, incapace di fornire i servizi richiesti dalla vita quotidiana negli anni 2020, quali la gestione dell’energia, le comunità, la ricarica dei veicoli elettrici in ambito condominiale e quanto altro richiesto dall’attuazione del PNRR e dalle direttive europee, includendo tra esse, da pochissimo tempo, anche il Regolamento Gigabit 2024/1309, che di fatto recepisce a livello europeo quanto in Italia è prescritto dalla legge 164/2014 e dal TU (art 135bis), e qui poco applicato
A parte l’amara considerazione che, da early prescriber (la legge esiste da dieci anni), diventeremo in Europa dei late adopter, con quel che ne consegue in termini di competitività e sviluppo di mercato dei servizi, bisogna pur osservare che l’impianto multiservizio da solo, in quanto composto da un’infrastruttura passiva in fibra ottica (come ben descritto dal Testo Unico) non è di per sé sufficiente a veicolare e, soprattutto, attivare i servizi suddetti. Per farlo sono necessari degli apparati attivi di controllo e di gestione, tra cui trasduttori, attuatori e dispositivi di elaborazione dei dati. Risulta quindi necessario uno sforzo ulteriore per definire degli elementi comuni a tutti i servizi attuali e dell’immediato futuro, dato che non è pensabile di ridefinirli per ogni singola e specifica applicazione.
In Italia il parco immobiliare residenziale, per il suo 70%, risale a prima del 1975, quando le norme, le tecnologie, le necessità e le abitudini costruttive erano ben lontane da quelle attuali. Discutendo di questo dato di fatto con gli amici Amministratori di Condominio, abbiamo constatato che, ogni nuovo servizio che viene loro proposto, comprende almeno una ‘centralina’, per dirla col linguaggio comune, di fatto un edge computer posto tra rete pubblica e rete condominiale (il suddetto impianto multiservizio), o tra questo e il singolo appartamento o area funzionale. Si può facilmente comprendere che ciò non è solo estremamente dispendioso, in quanto n servizi si portano con sé almeno altrettante centraline, ma anche che gli spazi richiesti per l’installazione, difficili da trovare negli edifici vecchi, i contratti di manutenzione e il consumo energetico crescono in maniera proporzionale.
Discutendone con gli Amministratori di Condominio, abbiamo concluso che sarebbe altamente preferibile standardizzare delle centraline, o edge computer che, collegandosi all’unico impianto multiservizio, siano in grado di far funzionare al loro interno più servizi, esattamente come più ‘app’ funzionano all’interno di un unico telefono cellulare, o più programmi all’interno di un solo computer. Sono evidenti i vantaggi in termini di: semplicità di installazione; costo dell’impianto; semplificazione della manutenzione e risparmio energetico. Smart Buildings Alliance Italia ha pertanto affidato al suo WG1 ‘Architetture’, da me coordinato, l’incarico di definire uno standard di edge computer atto alla bisogna, traendo ispirazione da quanto già realizzato e disponibile sul mercato. I criteri di massima che hanno guidato i lavori prevedono: la non obbligatorietà della centralina, vale a dire che i costruttori potranno scegliere liberamente di adottarla o di continuare a proporre soluzioni proprietarie di controllo, o entrambe; l’apertura a qualunque fornitore voglia proporla; la creazione di un meccanismo di installazione dei servizi simile a quello degli ‘store’ per le app dei telefonini; la creazione di un servizio di test e certificazione online degli edge computer.
A questo gruppo di lavoro ha partecipato il meglio degli esperti del settore e le più rinomate e competenti aziende di sistemi e componenti elettronici. I lavori sono quasi terminati, con la produzione di un documento di sintesi che tra breve, come abitudine di SBA Italia e in quanto lavoriamo per il bene del Paese e dei cittadini, sarà reso di pubblico dominio.
Ing. Ernesto Santini
vicepresidente SBA Italia – coordinatore WG1 architetture