Nel quadro della nuova Bussola della Competitività europea, il rapporto Draghi e il suo focus sulla digitalizzazione fanno la parte del leone. Digital Network Act, Artificial Intelligence e Internet of Things sono gli argomenti maggiormente citati e invocati, per orientare i lavori delle Commissioni Europee. Bene, ma non benissimo.

Finalmente si afferma in maniera chiara il ruolo della digitalizzazione come motore di sviluppo sociale ed economico, e questa è una cosa sicuramente positiva. Il fatto che tutti i servizi offerti al cittadino, dall’istruzione alla sanità, dalla vendita di energia ad ogni aspetto della vita quotidiana, abbiano la loro spina dorsale nello scambio di informazioni di natura digitale, è un aspetto non solo conclamato, ma ormai ineludibile da parte della politica nazionale e transnazionale.

Non sfugge comunque una fastidiosa sensazione di dejà-vu, di frasi dette e ridette ormai da troppi anni, senza che si siano mai concretizzate a livello di iniziativa pubblica. Digitalizzazione, Intelligenza Artificiale, Internet delle Cose sono termini troppo generici per consentirne un utilizzo pratico a livello politico, richiedono una definizione applicativa precisa: digitalizzazione di che, per fare cosa? Quale intelligenza artificiale, i modelli linguistici, la robotica industriale, i sistemi di guida, la sanità assistita? L’internet di quali cose? Alla base, c’è l’idea che la tecnologia sia di per sé un valore da perseguire e un elemento di crescita, un valore politico e sociale. Ebbene, la tecnologia non lo è, non lo è mai stata, è semmai un fattore abilitante di mutamenti sociali anche profondi, ma mai uno scopo. Oltretutto, con la sua labilità e il suo invecchiamento veloce, è il peggior soggetto su cui investire nel lungo termine: mentre le Commissioni europee impiegano anni per stabilire leggi sull’intelligenza artificiale, per imbrigliarla o anche solo definirla nei comitati d’esperti, gli annunci di novità sostanziali si succedono a ritmo quotidiano, è una rincorsa impossibile!

Non si può e non si deve investire a pioggia soldi presi a prestito dal futuro, sperando che qualcosa si azzecchi. Al contrario, si deve avere un’idea di quale società vogliamo per il domani, e investire perché si realizzi, utilizzando le tecnologie in modo strumentale, e senza mai imporne o definirne una, ma lasciando al mercato e al progresso la scelta della soluzione migliore, più efficiente, più economica.

In Italia la situazione è particolarmente seria, per la scarsa consapevolezza dei legami tra modo di vivere e possibilità offerte dal progresso delle conoscenze. A nostro parere, varrebbe la pena di pensare al futuro, partendo per esempio da questi cinque target:

1- Definire gli obiettivi, e non le tecnologie. Se vogliamo risparmiare energia saranno i kWh, se vogliamo ridurre le emissioni, le tonnellate di CO2. Lasciamo liberi i modi d’intervento e misuriamo i risultati per confrontarli con le attese.

2- Avviamo un piano di riqualificazione edilizia. Davvero vogliamo coibentare edifici che valgono meno del cappotto termico, in cui troppi nostri concittadini vivono in condizioni indegne di un Paese civile, sempre che abbiano almeno la fortuna di avere un tetto sopra la testa? Il nuovo sarà costruito meglio, e in maniera più efficiente.

3- Avviamo un piano energetico nazionale, che abbia come obiettivo la riduzione del costo dell’energia. L’ efficientamento della rete nazionale e l’uso della digitalizzazione saranno strumenti naturali e obbligati, e non fini.

4- Equipaggiamo gli edifici con reti digitali e montanti elettriche adeguate, che abbiano lo scopo di portare i servizi ai cittadini e alla società. I soldi ci sono, le leggi anche, basta farle applicare.

5- Istituiamo task force proattive per la divulgazione degli obiettivi, per la formazione dei funzionari pubblici e dei cittadini e che nel contempo verifichino il rispetto delle norme in ambito edilizio, con la collaborazione degli ordini professionali e degli enti locali.

 

Smart Buildings Alliance Italia è al centro di queste proposte e iniziative, non attendiamo che il vostro contributo per il futuro del nostro Paese. L’energia più preziosa e più possente è quella umana.

 

 

Ernesto Santini

Vicepresidente SBA Italia