Quando si propone una tecnologia come soluzione a un problema sociale, è sempre meglio diffidare. La ragione sta nel fatto che nessuno nasce maestro, e il politico, per missione e spesso per formazione, non è un esperto in tecnologie. La tecnologia poi, è qualche cosa di sfuggente e in rapida evoluzione: quando la fissi in una legge, è sovente già obsoleta. Prendiamo le regole per l’efficientamento energetico delle case. Qualcuno ha stabilito che la “Soluzione” stia nell’isolamento termico dell’edificio, mentre l’approccio ingegneristico vorrebbe invece che si fissassero l’obiettivo e le condizioni di contorno, e che poi si valutasse la soluzione migliore, in termini di raggiungimento dell’obiettivo, di fattibilità, di costo e di rapidità di esecuzione.

Ecco l’analisi di casa mia: il cappotto termico è risultato l’ultima soluzione della graduatoria di convenienza, in termini di costo e complessità, mentre il controllo elettronico del sistema è risultato il secondo, per economicità e rapidità d’installazione. Il primo: ho abbassato di tre gradi la temperatura e ho comprato un gilet riscaldante, riducendo il consumo di gas quasi del 50%. Gli isolamenti continuano ad essere proposti come dogma indiscutibile, ma non sono gli edifici a consumare energia (e ad emettere CO2),lo sono le persone: se una casa è disabitata, non consuma un bel niente, sta lì ferma, esattamente come un’auto con motore endotermico lasciata in garage. Una casa a Palermo ha sicuramente meno bisogno di isolamento (anzi) di una di Bolzano, e una abitata 50 giorni all’anno meno di una abitata 365 giorni.

I dogmi tecnologici provocano disastri: in Italia, dove il parco immobiliare, per il 70% è antecedente al 1975, i più poveri si vedranno tagliare il valore dell’immobile di proprietà e faticheranno a venderlo. Si è stimato che, se dovessimo adeguare tutti i 20 milioni di le case italiane, il costo sarebbe pari a metà del PIL, circa mille miliardi di euro, il Paese non lo potrà mai sopportare. Detto in altri termini: le case costruite in secoli non possono essere rifatte in un decennio.

Il consiglio che mi sento di dare ai politici è di fissare gli obiettivi in termini parametrici, ad esempio: riduzione dei consumi energetici, dimostrabile e misurabile in tempo reale, dell’ x per cento entro in un tempo t; riduzione delle emissioni di CO2 o quanto altro (NOx, vapore e altri gas serra che oggi neanche consideriamo) con gli stessi criteri; e di digitalizzare subito gli edifici per la misura e il controllo immediato dell’energia. Poi lasciate ai progettisti e agli utenti la decisione su ‘come’ arrivare a questi risultati, senza imporre tecnologie che, nella maggior parte dei casi, vengono oltretutto da lontano. Gli incentivi li potrete dare sulla base di dati reali e misurati. E, soprattutto, partite dal ‘pubblico’, dove le decisioni e gli effetti sono più immediati.